A cura di Beatrice, Elisa, Giulia, Sara, Silvia (4C SU)
Partite dall’aeroporto di Caselle ci siamo recate a Palermo per intraprendere un viaggio, un pellegrinaggio, gentilmente messo a disposizione dal comune di Chivasso, nei luoghi colpiti dalla mafia.
Sono stati giorni all’insegna dell’arricchimento del nostro bagaglio personale e culturale, durante i quali abbiamo effettuato ore di PCTO (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento), svolgendo un ruolo di sorveglianza e di comunicazione diretta con i ragazzi di terza media.
Sì, perché a questa esperienza hanno partecipato sia studenti delle superiori (“Europa Unita” e “Newton”) che studenti delle scuole medie di Chivasso. Ragazzi più grandi che viaggiano con ragazzi più piccoli, in una logica di scambio, insegnamento e apprendimento reciproco.
Il primo giorno ci siamo recati nel Giardino della Memoria, a Capaci, il luogo in cui sono venuti a mancare il 23 maggio 1992 Giovanni Falcone, Francesca Morvillo (sua moglie) e tre agenti della scorta e dove abbiamo ascoltato Dario Riccobono un esponente dell’associazione AddioPizzo Travel. Grazie alla sua dettagliata spiegazione abbiamo compreso dettagli della vicenda a noi sconosciuti fino a quel momento, che hanno suscitato in noi emozioni forti e contrastanti.
Il giorno seguente ci siamo recati nella sede di AddioPizzo, dove ci sono state spiegate le dinamiche subdole e perverse del pizzo e la nascita dei movimenti di contrasto alla mafia, come AddioPizzo. Successivamente abbiamo intrapreso il “walking tour” che ci ha guidati nei luoghi simbolo di Palermo: Piazza Pretoria (fontana delle vergogne), i Quattro Canti (la piazza snodo delle vie di Palermo), la Cattedrale, il teatro Massimo, il palazzo di Giustizia e infine il teatro Politeama; in ognuno di questi luoghi la nostra guida Davide ci ha riportato alcuni particolari di essi legati alla mafia. La giornata si è conclusa con la visita a Libera Palermo, un’associazione fondata da Don Luigi Ciotti, presbitero di Torino e fondatore del Gruppo Abele, che si occupa del contrasto alle mafie e ha sede in un immobile confiscato alla mafia.
Siamo rimaste colpite dalla forza di volontà dei numerosi giovani che giorno per giorno si battono attivamente contro il fenomeno di Cosa Nostra. Per concludere quest’esperienza siamo state portate nel luogo in cui è avvenuto l’attentato a Paolo Borsellino, in Via D’Amelio il 19 luglio 1992, dove ora è presente un albero d’ulivo in sua memoria, di Emanuela Loi (prima donna di scorta ad essere stata coinvolta in un attentato) e degli altri agenti. Di questo racconto ci ha segnato la presenza inquietante di traditori interni, ovvero persone appartenenti alle istituzioni dello Stato che hanno tentato di depistare le indagini del processo di Borsellino.
Giunte all’ultima tappa del nostro cammino, siamo state accolte nella casa di Peppino Impastato, di cui abbiamo ripercorso la sua storia prestando una grande attenzione alla figura di mamma Felicia, donna impavida che si è battuta fino alla fine per ottenere giustizia nei confronti dell’assassinio del figlio, che in un primo tempo fu interpretato come un gesto suicida anziché un omicidio realizzato dalla mafia per far tacere un ragazzo che con la sua sola voce si è scagliato contro Cosa Nostra, denunciandola pubblicamente ad ogni occasione.
Infine dopo aver imboccato la via del ritorno e una volta atterrati a Torino abbiamo salutato con malinconia i nostri compagni di viaggio. Da quest’esperienza ci portiamo nel cuore la sensibilità dei temi trattati e tutti i dettagli che abbiamo avuto il piacere di apprendere. Ed il desiderio di diffonderli qui, a casa nostra. Oltre a ringraziare l’Europa Unita e il Comune di Chivasso per l’opportunità che ci è stata offerta, volevamo anche riconoscere la disponibilità e l’attenzione che ci è stata messa a disposizione dal nostro insegnante di Scienze umane, il prof. Rati, che ci ha accompagnate.
A cura di Beatrice, Elisa, Giulia, Sara, Silvia
Articolo coordinato dai docenti del gruppo di inclusione